A Santa Rufina, la frazione di Cittaducale ancor più antica della città di fondazione voluta nel 1309 da Carlo II d’Angiò a presidio della Salaria a poche miglia dal confine tra il Regno di Napoli ed il Patrimonio di San Pietro, il sentimento religioso alimentò nei secoli l’usanza diffusa di realizzare immagini propiziatorie all’interno di nicchie appositamente fabbricate sulla facciata delle case costruite in pietra lungo la via dritta, la via Castello, la via Corridoio, le Scalette e i vicoli primo e secondo, in alternativa o in affiancamento al sopralluce ed alle finestre: i soggetti privilegiati dagli anonimi frescanti sono la Vergine Maria con il Bambino Gesù e la Santa titolare del borgo, la martire Rufina.
Le immagini non hanno lasciato memoria nelle visite pastorali dei vescovi di Rieti, di Cittaducale e di L’Aquila che si succedettero nei secoli alla guida della vita spirituale, così come nei documenti dell’amministrazione civile che organizzò la vita pubblica degli abitanti di Santa Rufina: resta, non certo intatto ma non per questo meno significativo, il documento materiale che denota la sincera devozione popolare degli abitanti del paese su cui la Madonna e la Santa eponima erano invocate a dispensare intercessione e tutela.
Gli anonimi frescanti che, presumibilmente tra il XV e il XVI secolo, prestarono la loro opera per le case di Santa Rufina non erano del tutto ignari delle tecniche compositive né delle regole della prospettiva e certo conoscevano i grandi modelli della tradizione pittorica toscana, umbra, romana diffusa attraverso il collegamento della via della transumanza e della lana che attraversava la frontiera tra gli Abruzzi e lo Stato Ecclesiastico.
Sulla facciata delle case più antiche l’immagine di Maria è frequentemente replicata nel gesto dell’Annunciazione, nei tratti dell’Addolorata, nell’orgogliosa ostensione del Bambino Gesù.
In questi mesi l’associazione “Rulli e Cantine” ha promosso il restauro delle edicole sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza ABAP, affidando l’esecuzione all’esperto restauratore Simone Battisti. Ad oggi, è stato portato a compimento il restauro dell’edicola inclusa nella facciata di un palazzetto di via del Corridoio, al di sopra dell’arco a sesto ribassato che consente l’attraversamento della strada: una posizione privilegiata, in uno spazio attraversato quotidianamente dagli abitanti del paese.
La ripulitura è stata effettuata eliminando tutti gli elementi effimeri e le ridipinture che nel corso del tempo si erano stratificati sulla superficie dell’affresco e riportando allo stato originario la spessa cornice dagli spigoli sagomati, impreziosita da una decorazione a crocette rosse alternate a stelline dalle punte color ocra, culminante nel monogramma mariano.
Al centro della scena, spicca sul fondo che restituisce ai lati alcuni fiori stilizzati quasi come un omaggio alla Vergine, la sagoma della Madonna avvolta nel suo manto: è una bellezza paesana, una giovane dai capelli scuri divisi in bande secondo l’uso popolare, dalla ricca veste rigonfia di colore rosaceo da cui spuntano le maniche bianche della camicia, che tiene in braccio il Bambino Gesù, un infante ricciuto che tende le braccia verso i passanti, il Sacro Cuore stretto nella mano destra.
A cura di Ileana Tozzi