Una Madonna del Rosario di Girolamo Troppa per la cattedrale di Cittaducale

Il 24 giugno 1502, papa Alessandro VI Borgia eresse al rango di diocesi Cittaducale, la terra murata che due secoli prima Carlo II e Roberto d’Angiò avevano fondato per sinecismo in posizione dominante lungo la via Salaria, a poche miglia da Rieti.

Il provvedimento, che costituiva un’enclave all’interno dei confini diocesani reatini, era volto a colpire il vescovo Giovanni Colonna, la cui casata era fortemente ostile al pontefice regnante.

Alla designazione di Cittaducale come sede vescovile fece seguito l’elezione dell’arcipretura di Sant’Antimo, già sede del Vicario foraneo, come chiesa cattedrale. La chiesa di Sant’Antimo, non più esistente, si trovava nel quartiere delimitato dalla porta di Ponzano.

Alla fine del XVI secolo, il titolo di cattedrale fu trasferito alla più centrale chiesa di Santa Maria del Popolo, fatta segno ad importanti interventi di ampliamento dai vescovi civitesi.

La bella chiesa che si affaccia sulla piazza con la severa facciata in pietra a conci squadrati  impreziosita dai tre portali e dal rosone gotico, che richiama gli archetti trilobati del coronamento orizzontale, fu ristrutturata all’interno suddiviso in tre navate con gli altari di San Rocco, San Pietro, e dei Santi protettori a cornu Evangelii, di San Magno, della Madonna del Rosario e di Sant’Antonio Abate a cornu Epistulæ, arricchendosi di stucchi, finti arazzi, tele e sculture di gran pregio.

Monsignor Quintavalle intraprese l’opera di ristrutturazione e adeguamento della chiesa alle norme tridentine affidando il cantiere all’inventiva ed alla perizia di Pietro da Cortona, ma fu il suo successore, il civitese monsignor Pomponio Vetulo, a consacrare alla Madonna la nuova cattedrale, il 15 agosto 1636.

La tela della Madonna in maestà con i Santi Benedetto e Scolastica,  datata e firmata secondo l’iscrizione EQ/ES HIER.US/TROPPA.FECIT/1692 in basso a sinistra, fu commissionata dal vescovo Filippo Tani, che resse la diocesi civitese dal 1682 al 1712.

L’ arme del casato cui appartenne il presule – leone rampante su fondo azzurro, banda rossa trasversale con tre sacchetti d’oro – è infatti dipinta al centro della tela, sotto il piedistallo su cui poggiano due ricciuti angioletti che si rivolgono a San Benedetto tendendo verso di lui una bianca colomba.

La Madonna porge una corona del rosario verso il Santo fondatore dell’Ordine Benedettino, i cui meriti di patriarca vengono evocati dal pastorale sorretto da un angelo.

Un volo di cherubini corona il registro superiore della tela, in cui domina la luce rosata che prefigura la gloria del paradiso.
A cura di Ileana Tozzi.

2023-07-22T10:27:45+00:0022 Luglio 2023|

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