Devozione mariana nella chiesa parrocchiale di Mozza – gli affreschi del catino absidale

L’origine di Mozza, ai margini della Salaria che fu la quarta via strata romana, si perde davvero nella notte dei tempi.

È certo che proprio la sua posizione ne favorisse l’utilizzo come stazione di posta e questa condizione perdurò quando, tramontato l’impero di Roma, al tracciato della Salaria si sovrapposero i tratturi percorsi dalle greggi in transumanza.

Agli inizi del XIV secolo, gli abitanti di Mozza insieme con la popolazione degli altri centri della valle del Velino furono associati nella fondazione per sinecismo dell’angioina Civita Ducata, la città ideata da Carlo II d’Angiò a guardia dei confini del Regno di Napoli.

Gli abitanti originari di Mozza, insieme con coloro che provenivano da Paterno, Castel Sant’Angelo, Canetra, Villa Ianula, Ponte, Cannavinula, Pagliara, Villa Nova, Viario, Villa Monacesca, Borghetto e Rocca di Fondi, furono destinati a popolare il primo quartiere della città di fondazione, intitolato a Santa Maria.

Alla metà del XVI secolo, Mozza contava 28 fuochi, pari convenzionalmente ad una popolazione complessiva di circa 150 persone.

Nel cuore dell’abitato, la chiesa intitolata a Sant’Andrea Apostolo in Villa Mutiæ, attualmente unita alla parrocchia di San Biagio, era filiale della collegiata di Santa Maria di Canetra. L’edificio si confonderebbe tra le case allineate ai bordi della piazzetta se non ci fosse sulla facciata a coronamento orizzontale l’archetto con la campana  da cui una generazione dopo l’altra gli abitanti di Mozza furono chiamati a raccolta nelle giornate di festa e nelle circostanze del lutto.

Un semplice portale in pietra lievemente disassato e sormontato da un finestrone a vetri da accesso all’interno che conserva la decorazione parietale cinquecentesca riconducibile alla maniera della bottega Torresani nei due frammenti di una elegante Madonna Annunciata e della Madonna del Popolo, assai deperita ma ancora leggibile nel complesso della figurazione, la veste color rubino, il manto teso ad accogliere le schiere dei devoti, a qualunque condizione sociale appartengano.

La cuffia del catino absidale è invece integra e ben conservata.

Intorno all’affresco della Madonna con il Bambino Gesù staccato e rimurato al centro della parete in un’edicola con baldacchino si squadernano nel registro inferiore le storie degli apostoli Pietro ed Andrea, titolare della chiesa, entrambi raffigurati con i loro emblemi parlanti.

In una mandorla di luce dorata il Risorto, con la sinistra poggiata mollemente sulla sfera/mondo, benedice gli astanti.

La parrocchiale di Mozza, filiale della collegiata di Santa Maria di Canetra, dopo il concilio di Trento fu sede della confraternita del SS.mo Sacramento a cui si deve presumibilmente l’impegno manifestato nel decoroso allestimento dell’edificio. A cura di Ileana Tozzi.

2023-07-22T11:22:53+00:0022 Luglio 2023|

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