Miracolo della campana – Alla base del campanile cattedrale Santa Maria

Dopo la consacrazione della basilica inferiore il cantiere procedette fino al 9 settembre 1225: è una data che dovremmo segnare albo lapillo, visto che si avvicina la ricorrenza dell’ottavo centenario di quella giornata memorabile che vide papa Onorio III insieme con i cardinali della sua curia al tempo di stanza a Rieti benedire solennemente la basilica superiore dedicata alla Madonna, con il titolo di Santa Maria Madre di Dio.

La torre campanaria antistante alla cattedrale fu eretta infine nel 1252 ad opera dei maestri lombardi Pietro, Enrico ed Andrea. In quest’ultimo va probabilmente identificato l’architetto Andrea magister autore della realizzazione del palazzo papale costruito tra il 1283 e il 1288.

Alla base della torre, sul lato settentrionale, nel 1510 Marcantonio di Antoniazzo Aquili dipinse l’affresco che narra il Miracolo della campana in memoria di un episodio avvenuto la domenica delle Palme del 1469 quando le campane suonavano a distesa per richiamare i fedeli alla celebrazione della solenne liturgia. I sagrestani furono così solerti da provocare lo slittamento dell’asse della campana maggiore che precipitò fragorosamente al suolo senza rompersi e, soprattutto, senza fare vittime tra la folla assiepata sul sagrato.

Così l’artista, figlio e collaboratore del celebre Antoniazzo Romano che al tempo aveva bottega a Rieti, raffigurò la scena esaltando la protezione assicurata dalla Madonna e da Santa Barbara, entrambe intente a sostenere sospeso in aria il pesante strumento di bronzeo sollevando la mano, così da garantire la salvezza dei fedeli. Il dipinto, dalla esplicita valenza devozionale, presenta un elemento interessante, forse suggerito dal Capitolo dei Canonici che aveva conferito l’incarico a Marcantonio Aquili: sia Maria, sia Barbara sono ostacolate nel loro intervento dal fatto di avere un ingombro. La Madonna infatti tiene in braccio il Bambino Gesù, secondo l’iconografia convenzionale, Santa Barbara reca il proprio emblema parlante, la torre trinitaria simbolo della sua fede incrollabile. Allarmate dal rimbombo della campana che precipita, sono però pronte ad intervenire assieme, ciascuna delle due levando il braccio libero così da intercettare e fermare il bronzo prima che possa colpire gli astanti.

C’è dunque una precisa morale, una chiosa catechetica nella pittura parietale certo tanto ammirata e ben compresa dal popolo dei fedeli: anche nell’alto dei cieli, è indispensabile l’umiltà e la collaborazione per fare del bene, come testimoniano Maria e Barbara, associate nella protezione della città e della diocesi di Rieti.
A cura di Ileana Tozzi

2023-07-21T11:43:16+00:0021 Luglio 2023|

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