Palazzo Javarroni

Per circa un secolo, dal 1709 al 1803, tra il palazzo della famiglia Javarroni in via della Verdura fu sede dell’educandato femminile delle Oblate del SS.mo Bambino Gesù, fondato a Rieti con il benevolo assenso del vescovo Ippolito Vincentini dalla nobildonna Isabella Breccika Milesi, nata a Roma nel 1639 da un ufficiale austriaco al comando delle truppe private del duca Paolo Giordano Orsini.

A ventidue anni di età, era andata in sposa a Francesco Andrea  Milesi, seguendolo in numerose città del Patrimonio di San Pietro che egli resse con la carica di Governatore Pontificio. Alla morte del marito, nel 1692 la nobildonna aderì alla congregazione romana delle Oblate del Bambin Gesù come Commensale Vedova.

Pochi mesi più tardi, venuta fortuitamente in contatto con il vescovo di Rieti, istituì una scuola di catechismo presso la canonica annessa alla chiesa di San Giovenale. A questa prima esperienza, fece seguito nel 1694 la fondazione dell’educandato presso la chiesa di San David in via Nuova, di proprietà della famiglia Mattei.

Monsignor Vincentini aveva assegnato il canonico Pietro Javarroni come confessore e supervisore delle attività formative messe in opera dalla vedova Milesi, contrastata dalle comunità regolari che vedevano ridursi sensibilmente la frequentazione dei loro tradizionali educandati da parte delle giovinette che al termine della loro esperienza sarebbero rientrate nel secolo.

Conosciuta così intimamente la specchiata moralità di Isabella Breccika Milesi, apprezzandone l’operato educativo, il 30 agosto 1696 l’anziano canonico sottoscrisse per gli atti del notaio Francesco Antonio Flacchi il testamento attraverso il quale destinava alle Oblate del SS.mo Bambino Gesù il proprio palazzo antistante alla chiesa di Santa Maria del Pianto.

Si trattava di un palazzo a due piani che fiancheggiava il tratto terminale di via della Verdura che avrebbe consentito di stabilizzare l’educandato, a condizione che la vedova Milesi avesse provveduto entro un anno a nominare a sua volta quattro eredi scelte tra le correligionarie.

Alla morte del canonico penitenziere, sopravvenuta un mese più tardi, i nipoti impugnarono il testamento  accusando la Milesi di aver circuito l’anziano prelato.

Il vescovo Vincentini riuscì a ricomporre il dissidio prima che si potesse istruire il processo, inducendo le Oblate del SS.mo Bambino Gesù a cedere alla famiglia del canonico metà dello stabile utilizzando per l’educandato la porzione di fabbricato delimitato da via del Burò e via della Verdura.

La vedova Milesi provvide così a nominare eredi sua sorella Margherita Breccika e le sorelle Francesca e Colomba Grifoni di Rieti, Commensali della Congregazione reatina del SS.mo Bambino Gesù, dedicando gli ultimi anni della sua vita ad allestire l’edificio secondo le esigenze à della congregazione, «ordinata ed instituita per la riforma de costumi delle zitelle, per sbandire da queste la vanità del vestire, per insegnargli il vero modo del viver Cristiano, e frequentare li Santi Sacramenti, per incamminarle allo stato di vere, e perfette Religiose Claustrali, per edificare i Prossimi con il buon esempio, e con l’essercizio pratico di tutte le virtù Cristiane, e per essercitare tutti quell’ufficij di Christiana Charità nel sesso femminile, che esercitano co’gl’huomini (& al particolare con li sacerdoti) li RR.PP. della Missione(…)».

La costituzione della congregazione prevedeva vari profili a cui corrispondevano mansioni e responsabilità diverse: le Convittrici Novizie, le Novizie Professe, le Convittrici, le Commensali Vedove, le Educande, le Monacande, le Officiali, le Serventi.

Quanto agli spazi comuni,  erano essenziali gli ambienti del parlatorio, del refettorio, dei dormitori, della «libreria comune», dell’infermeria, della cucina e della dispensa, oltre ai «pubblici laboratori, o officine» ed all’oratorio.

Fu cura di Isabella Breccika Milesi  dotare la sede del suo educandato di una piccola cappella dalla originale pianta ovale decorata di raffinati stucchi rococò, consacrata al SS.mo Bambino Gesù.

La cappella voltata, illuminata da un vasto finestrone semicircolare, aveva tre altari: l’altar maggiore dedicato alla Natività di Gesù, gli altari laterali dedicati a San Giuseppe e a Santa Teresa del Bambin Gesù.

La comunità delle Oblate entrò nella sede di palazzo Javarroni il 13 marzo 1709: vi sarebbe rimasta poco meno di un secolo, fino all’anno 1803 quando il vescovo Saverio Marini assegnò loro il grande complesso di Santa Caterina d’Alessandria, abbandonato dalle Benedettine ricongiunte alle consorelle di San Benedetto.

In questo modo, il vescovo scampò lo stabile al rischio delle soppressioni poiché era destinato all’attività educativa propria della Congregazione.  A cura di Ileana Tozzi.

2023-12-11T11:26:51+00:0016 Novembre 2023|

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