Palazzo delle Poste

Poco dopo la mezzanotte del 28 giugno 1898, un violento terremoto turbò la quiete della città addormentata nella placida notte d’inizio estate.

L’epicentro dell’attività sismica fu individuato a Cupaello, frazione a poche miglia ad est di Rieti , raggiungendo l’intensità di 8.0 della scala Mercalli.

Già alle 9.10, il sindaco Valerio Vecchiarelli inviava un dispaccio urgente al Ministro degli Interni segnalando la grave situazione verificatasi per le violentissime scosse della mezzanotte e chiedendo soccorsi per l’attendamento «perché niuno attentasi rincasare».

Fu tempestivamente costituito il Comitato di soccorso per i danneggiati dal terremoto di Rieti, presieduto dal sindaco Vecchiarelli. Ne erano membri il viceprefetto cavalier Decio Tabanelli, i senatori del Regno principe Giovanni Potenziani e marchese Francesco Vitelleschi, il deputato avv. Domenico Raccuini, il presidente dell’Ordine degli avvocati avv. Cav. Francesco Ceci, il commendatore Emilio Maraini, il presidente della Cassa di Risparmio Antonio Rosati Colarieti, il presidente della Banca Agricola cav. Giovanni Stoli, il presidente della Cassa di Sovvenzione cav. Cesare Blasetti, il presidente della Congregazione di Carità Francesco Rosati, i consiglieri provinciali Gaetano Filippogli  Filippo Corbelli, Antonio Solidati Tiburzi.

La ricostruzione fu dura, ma gli inizi del Novecento furono forieri di novità nel 1923 con l’accorpamento del territorio reatino con Roma.

Nel 1927 il Governo emanò il decreto di nuove province: Aosta, Bolzano, Brindisi, Castrogiovanni, Frosinone, Gorizia, Matera, Nuoro, Pescara, Pistoia, Ragusa, Savona, Terni, Varese, Vercelli, Viterbo. Tra queste, era capoluogo la città di Rieti.

Francesco Palmegiani, intellettuale organico di governo, nel 1932 volle ridisegnare la storia della città in un corposo saggio dal nome Rieti e la Regione Sabina Storia Arte Vita Usi e costumi del secolare popolo sabino negli intenti delle occasioni e delle fattibilità.

Il problema più urgente – illuminazione pubblica e privata, acquedotti, strade, ponti – fu però l’impianto burocratico, creando il Palazzo di Governo, la Scuola allievi sottufficiali, l’INCIS Case degli Impiegati dello Stato, il grande albergo Quattro Stagioni.

Anche il palazzo provinciale delle Regie Poste e Telegrafi si doveva costruire, in posizione centrale. Fu così demolito un edificio prospiciente al palazzo Capelletti, in prossimità della piazza Vittorio Emanuele, capofila di via Garibaldi.

Francesco Palmegiani ebbe visto bene: il progetto dell’ingegnere Cesare Bazzani, architetto e ingegnere romano Accademico d’Italia, fece il suo «lavoro degno della sua fama».

I magniloquenti fregi scultorei furono affidati da un valente decoratore e scultore, Luigi Catini già allievo e collaboratore con i due fratelli più famosi, Antonino e Giuseppe Calcagnadoro.

Da novanta anni, dopo la Repubblica la monumentale imponenza dell’edificio delle Regie Poste concepito dal Bazzani ha trovato una sorta di funzionale compromesso tra l’involucro ed il nucleo conservando il linguaggio dell’architettura pubblica del primo Novecento per innovare strutture, metodi e linguaggi per il primo quarto del XXI secolo.

A cura di Ileana Tozzi

2023-09-09T11:21:24+00:009 Settembre 2023|

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