San Donato non è solo una delle più antiche chiese sabine ma anche una testimonianza rara e importante per l’archeologia alto medioevale. Infatti, grazie agli archivi dell’Abbazia di Farfa è possibile tracciare il percorso evolutivo di questo sito attraverso i secoli ed integrando queste informazioni con i risultati degli scavi, si giunge a conclusioni importanti. E’ agli studi e agli scavi condotti da questo ateneo inglese che dobbiamo la nostra comprensione del ruolo e dell’evoluzione di San Donato. Infatti, l’Università di Sheffield ha condotto due campagne di scavo a San Donato nel 1991 e nel 1992 sotto la guida dei professori John Moreland e Mark Pluciennik.
Esse ci hanno consentito di fissare alcuni punti fermi: San Donato non sorge su un preesistente edifico romano (sebbene una villa romana esistesse nelle immediate vicinanze) ma è un edificio costruito ex novo nel tardo VI secolo d.C. ciò è dimostrato anche dai frammenti di vasellame ritrovati durante gli scavi. Dunque un esempio antichissimo di una costruzione post romana che si è via via trasformata fino a divenire – nella logica del processo di incastellamento – un castello essa stessa. E’ importante notare che nel corso degli studi condotti in quegli stessi anni nell’ambito del più ampio progetto archeologico denominato “Farfa Project”, è stato possibile individuare ben altri dieci siti nell’area di Farfa con simili dinamiche di evoluzione.
Gli scavi hanno anche consentito di ricostruire l’uso tardo medioevale e più oltre (fino al XVI secolo) della chiesa come cimitero. Nel complesso, le campagne di scavo del 1991 e del 1992 hanno portato alla luce 43 sepolture databili ed hanno permesso di appurare che al di sotto dell’edifico attuale – che potrebbe essere stato realizzato all’inizio del 1500 – vi siano i resti di un altro di epoca anteriore con un orientamento non allineato all’attuale. Sempre gli scavi hanno permesso di determinare come San Donato, già molto anticamente, fosse circondata da un fossato e da palizzate e disponesse di pozzi per la conservazione di prodotti agricoli. Ciò ha fatto pensare agli archeologi che già alle origini l’area su cui sorge San Donato fungesse da centro di riferimento per un fundum.
A cura di Giuseppe Manzo
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