A soli due giorni dalla Santa Pasqua non possiamo dimenticare la storia, nella quale sono contenute le stragi nazifasciste che furono compiute nel reatino durante la settimana santa di 77 anni fa. I nazisti battezzarono “Osterei”, uovo di Pasqua, l’operazione militare che nei primi giorni di aprile del 1944 costò la vita nella provincia di Rieti a un centinaio di cittadini inermi e di partigiani.
Ma veniamo ai fatti di sangue che hanno caratterizzato l’occupazione tedesca di Rieti e della provincia dall’8 settembre 1943 al 13 giugno 1944. Sangue che bagnò le nostre montagne e i nostri paesi per nove mesi, perfino durante le celebrazioni pasquali del 1944: la battaglia del Tancia, l’incendio per rappresaglia di Poggio Bustone, i rastrellamenti e gli eccidi di Leonessa, Borbona e Posta, le vittime erano giovani renitenti alla leva, anziani, bambini, donne e partigiani. In quei giorni ricordiamo l’arresto del tenente degli alpini e parroco di Leonessa, don Concezio Chiaretti, mentre celebrava la Messa del venerdì santo e la sua fucilazione.
Sul Tancia niente rimase vivo: anche gli animali che non poterono essere asportati ebbero la stessa sorte dei bambini, delle donne, dei vecchi, dei sei partigiani dell’Arcucciola. In quei giorni di aprile del 1944 il rastrellamento delle truppe tedesche, agli ordini del comandante Ludwig Schanze, si concluse con la morte negli scontri intorno a Leonessa di molti partigiani e con la fucilazione sullo sperone del Monte Tilia di ventidue civili, segnalati dai fascisti come fiancheggiatori. Tra essi vi erano il nuovo commissario prefettizio della città, l’antifascista Ugo Tavani e il valoroso ed eroico parroco don Concezio Chiaretti, ventisette anni, che fu arrestato dai fascisti mentre celebrava nella chiesa di Santa Maria.
Quel 7 aprile del 1944, racconta il cugino del parroco Giuseppe Chiaretti, che stava servendo messa, era venerdì santo e la madre di don Concezio era arrivata in chiesa gridando: «Fiju, scappa! Te vau cerchénno li tedeschi!» («Scappa, figlio, i tedeschi ti stanno cercando!»). Ma fu inutile. Un cippo ricorda le cinquantuno vittime di quel rastrellamento. Don Concezio viene ricordato con amore e rispetto dalla popolazione di Leonessa che gli ha intitolato una scuola elementare e dedicato un busto bronzeo nel 1996.
Dopo la fucilazione, i tedeschi e i fascisti ripartirono verso Rieti portando via civili e partigiani, alcuni dei quali furono trucidati alle Fosse Reatine. Il sacrificio della popolazione reatina e l’eroismo dei partigiani furono riconosciuti nel 2005 con il conferimento alla provincia di Rieti di una Medaglia d’argento al merito civile. “Dietro ogni articolo della Carta Costituzionale stanno centinaia di giovani morti nella Resistenza.
Quindi la Repubblica è una conquista nostra e dobbiamo difenderla, costi quel che costi”, aveva sostenuto Sandro Pertini, Presidente della Repubblica dal 1978 al 1985, nel messaggio di fine anno agli italiani del 1979. Noi che dal 25 aprile del 1945 viviamo in una nazione libera, dove i diritti delle persone sono inviolabili, abbiamo il dovere di ricordare e onorare quanti hanno sacrificato la vita per il nostro paese e di presidiare la vita democratica per impedire che le dittature possano tornare. La memoria è il patrimonio sul quale costruire il futuro dei nostri figli. Per la senatrice Liliana Segre “la memoria è l’antidoto contro il ritorno delle dittature”. L’oblio è il nemico della storia, guai a sottovalutare l’importanza dell’insegnamento della storia.
Giuseppe Manzo