Tra le ville della diocesi di Cittaducale, Lisciano è ritratto da Ascanio Manenti nella fascia dipinta nella sala capitolare dell’episcopio: in un oculo ovale, l’abitato è attraversato dalla strada bianca, larga e piana, da Cantalice a Lugnano, grazie al pittorico contrasto con le colline verdi e ubertose che conducono verso i monti. L’epigrafe illustra i caratteri del luogo: «Vix nostri meminit transacti temporis ætas/ at modo Liscianum non sine laude vocor», il tempo passato a malapena si ricorda di me, ma non senza lode sono chiamato Lisciano.
In realtà, l’origine del borgo pedemontano richiama il toponimo prediale derivante da un antroponimo Lisius o Lixius, vago ricordo dei fasti dell’età sabino-romana a cui si disegnarono dal medioevo all’età moderna i confini del Regno di Napoli e del Patrimonio di San Pietro, intervallati tra l’antica Diocesi di Rieti e la nuova Diocesi di Cittaducale.
La tradizione attribuisce la devozione per la Madonna del Soccorso per il fortuito ritrovamento di un’immagine mariana all’interno di una grotta del territorio liscianese.
Sta di fatto che la chiesa dal titolo di Santa Maria del Perpetuo Soccorso, già dotata della pregevole terracotta della Madonna del latte, fu costituita come parrocchiale nel 1616 ed ampliata nel 1760 nelle eleganti forme rococò con la facciata a salienti e gli alti oculi, il timpano ad arco e la nicchia con l’immagine mariana ad altorilievo, la solida torre da cui gareggiavano i rintocchi dell’orologio e delle campane.
Gli interni, decorosi e raffinati con l’altare maggiore dedicato alla Madonna del latte e i quattro altari laterali, rivelano la sincera devozione popolare con le immagini della Madonna del Carmelo con le anime del Purgatorio e della Madonna del Rosario con il Bambino Gesù contornando la serie dei Misteri insieme con la tela settecentesca di San Vincenzo Ferrer, incassata a parete nel primo altare della navata a cornu Evangelii.
La terza domenica del mese di maggio è solennemente dedicata alla Madonna del Soccorso per i fedeli di Lisciano.
Nella casa parrocchiale è custodita la statua in cartapesta realizzata nel XIX secolo, portata in processione la prima domenica di agosto: il Santo, vestito dell’abito bianco e del manto nero dell’Ordine dei Predicatori, porta in mano il Libro sapienziale con la scritta TIMETE/DEUM/ET DATE/ILLI/HONOREM.
Nella sagrestia, tra i vari oggetti d’uso liturgico, si segnalano due reliquiari settecenteschi, l’uno in metallo argentato in lamina lavorato a sbalzo, con la base intagliata in legno dorato con il cartiglio DE CAPPA S. VINCENTY FER. insieme con i cartigli di San Pietro, Sant’Andrea, San Matteo e San Rocco, l’altro in lamina d’argento lavorato a sbalzo, anch’esso con la base intagliata in legno dorato con i cartigli di Sant’Antonio Abate e di San Vincenzo Ferrer.
Il Santo predicatore, teologo docente presso gli studia di Lerida e di Valencia, si adoperò incessantemente per la conversione degli eretici e per l’unità della Chiesa ma fu invocato soprattutto come protettore contro l’epidemia di peste che imperversò per secoli nelle città e nelle contrade d’Italia e d’Europa.
Nel 1656, alla frontiera tra Stato della Chiesa e Regno di Napoli, un bracciante di Lugnano, di ritorno dalla stagione della mietitura, portò con sé il virus della peste che si era diffusa dapprima dalla Sardegna al porto di Napoli, fino a Roma.
Fu il primo focolaio che dilagò nei territori di Cittaducale e di Rieti fino al 1657: la devozione per San Vincenzo Ferrer fiorì in ricordo dell’epidemia, scongiurando le gravi conseguenze della popolazione.
Ancora nel 1910, il pittore Antonio Bruno realizzò i dipinti murali nel soffitto della chiesa di Santa Maria del Soccorso con le immagini dell’Assunta e di San Vincenzo Ferrer così da unire idealmente i protettori della comunità di Lisciano.
Ora la bella tela settecentesca dedicata a San Vincenzo Ferrer con i suoi emblemi parlanti stata magistralmente restaurata dal dottor Fabio Porzio e dai suoi collaboratori che presenteranno a Lisciano lunedì 15 settembre (dalle ore 18,45) i risultati dei lavori presso la chiesa della Madonna del Soccorso. A cura di Ileana Tozzi.
Tela di San Vincenzo Ferrer sec. XVIII (cm. 170 x 120) prima del restauro.